New York City, Columbia University Lodge MS 16
Chronicle of Rome and Southern Italy
Italy, between 1390 and 1410
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Nostro singnore I dio stabilito lo mo(n) do (et) sottoinisselo alla subiectione d’A damo nostro pri mo padre. Adamo fu ttuto solo (et) ed be il inodo (et) le cose del mondo t utte sotto la sua subiectione (et) così p(er) natura e suoi discendenti filgluoli ciascuno la signoria del mondo pienamente desideravo (et) no(n) guardavo l’oltre mirabile novero de figli d’Adamo che ciascuno nede avere p(er) te (et) chosì la ragione vi ta da la voluntà e sotto stata lu nghissimi tempi (et) le sfrenate v ogle sono p(er) lo mondo trasscorse uccidendo (et) rubando l’un l’altro or dinan(n)do le battaglie e picoli per mare e per terra. Onde sono facte molte rimenbrançe. Ma sempre e vincitori sono rimasi vinti e oacienti vinti in fine sono vinci tori. Quando la nobile cità di Tr oia fu diffacta dal sop(er)chio di gr eci. Eenas Re ne ve(n)ne in Ital ia (et) dopo molti anni del suo ling uaggio nacque chidifico (et) fondo la nobile città di Roma anni .CC. | Ccxiiii. Dopo quella distructione Romolus (et) Remolus discendenti d’Enea la’dificaro (et) può fero intra loro forte che l’uno prese da la pa(r)te dellevate (et) l’altro sal pone(n)te in co tal modo che da qualunque parte di queste nomate prima apparisse una saera d’uccelli quelli da cui p(ar)te venissero avesse vinta la forte (et) ponesse nome a quella cità a suo piacere. Bomolus el quale fu se gnore de la forte apella Roma (et) fu ne dal tutto signore in Roma fece molte novità (et) al suo tempo sta bilito i(n) Roma .x. corti (et) a ciascuna stabilio tre senatori i quale i(n) nu mero di trenta fuoro efecti huo mini vecchi (et) savi (et) le loro nomora furono scritte in tavole d’oro per rime brança di grande honore (et) governavano la re publica cioè la cosa comune (et) regieno Roma si come il padre sollicitame(n)te re gge (et) governa i suoi chari figlu oli. Et questi cotali senatori du ro il loro officio insino al re Tar quino chui e romani si come ne mico mandaio in exilio (et) allora fa llio la degnità de ire de Roma in Roma poi si ordino due (con)soli di sopra l’uficio del senato (et) durava |
de molte batteture. Dice qui Sam Paulo. No(n) gli auditori de la legge sera(n)no iustifi cati ma quigli che sera(n)no ob(ser)vatori. Audiamo ade(n)qua li sci coma(n)dame(n)ti del pietoso segnore (et) de essi ce recordiamo as ob(ser)varli. Imper ciò che come dice sa to Iacomo. Qualu(n)q(u)a guardara p(er)fectame(n) te i(n) la legge de la libe(r) t.rde (et) serà no(n) audito re dime(n)ticato ma fa tore de l’opere. Questo serà beato i(n) lo facto suo. Et el segnore in lo eva(n)gelio. Beati q(ue) gli che odeno la pa |
rola de Dio (et) quella
guardano. Aqu(n)qua q(ue)l
lo che è cema(n)dato a
noi che semo i(n) mona
sterio humilem(en)te. Asal
tiamo. Varde dice. La
prima cosa p(er) la quale
sete i(n)sieme (con)gregati
e che habitiate i(n) casa
tutti de uno animo.
e sia in noi una anima
e uno cuore.
El primo amom
me(n)to che a noi
è fatto e de imitade et
(con)cordia e tale (con)co(r)dia
che sia in Dio. Impe(r)ciò
che la co(n)cordia a fare el male
e cativa. La co(n)cordia a
fare el bene (et) a seguire
la iustitia è bona. E q(ue)
sto e quello p(er) che seno
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