3432,Treatise on the Tuscan Language,99650,1700,”
Chicago, Newberry Library, VAULT Case MS 4A 23
Ferdinando Belardi
Treatise on the Tuscan Language
Matera, between 1700 and 1799
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Della toscana lingua, o sia
del vulgar fiorentino
Libro Primo
Delle parole in generale, degli
articoli, e de segnacasi.
Introduzione
Di non piccolo maraviglia e’ mi fu sempre cagione lo
scorgere, che in città sì erudita, e delle buone lettere
cotanto bramosa, quant’ è la nostra; pur un non
vi sia, che a giovani studiosi le fondamenta in-
segni della toscana favella, onde n’ avviene, che
la misera gioventù costretta veggasi, o a rimanerne
per sempre digiuna, o a trarne stentatam(en)te quinci,
e quindi da’ libri le nozioni, e queste, o mal digesti-
te, perocchè senza metodo, senza guida di diretto-
re; o scarse per la noia; che di necessità s’ incon-
tra in tutti generalm(en)te gli studi, ch’ uom da se faccia;
o finalm(en)te insozzate da ribaldi, ed osceni concetti
onde va pregno alcun libro, che con puriss(i)mo sti-
le nostra sventura! desta nella mente di coloro,
che’l leggono impurissima idee, somministrando loro
anzi che sceltezza di lingua, corruzion de’ costume.
E ben’ egli è cosa da deplorarsi, ch’ è si veggo tutto
da andar’ in giro per le case, e contrade stuol nove-
roso di forestieri la lor Lingua insegnando, e so-
vra
sovra ogn’altra mettendola in riputanza, o svanta
taggio eziand’io della latina lingua, e della foscana
e questa allo ‘ncontro tanto della Francesca, e più
leggiadra, e più nobile, e più vivace, viver qual’
esule nel suo Paese, squalida, et inculta, e qual pian-
ta di poco pregio appena aver terreno da metter
barbe in quel suolo, ov ‘ ebbe i natali.
Qual poi invero stranezza maggiore ne’ pergami, nelle
scritture in altra guise non si favelli, che vulgar-
mente, e che poi gli avvogadi, i predicatori, e de’
scrittori la maggior parte (tranne i sensati) si veg-
gon tratto tratto inciampare, allorchè più ferve
il discorso in isconciss(i)mi errori fin’ anco di discordanze.
Nè mancavi poi taluno, che figurandosi in certa fog-
gia di scrivere dal comun uso lontana tutte dell’
eloquenza, e della lingua racchiudersi le vaghezze,
va cercando col fuscellino, ove possa nella scrit-
tura, o ragionamento allogare parole rancide, e vie-
te da far credere altrui, ch’ ei lesse M(esser) Cino da
Pistoia, fra Guiton d’ Arezzo, M(esser) Farinata degli
Uberti, Guido Guinizzelle, M(esser) Cione Ballione, Puccio
Bellondi, M(esser) Piero delle Vigne, il Buonagiunta, il
Villani, il Crescenzi, il Cavalcanti, l’ uno, e l’ altro Giu-
dice da Messina, Guido, e Mazzio, l’ uno, e l’ altro
Dante, Alighieri e Damaiano, M(esser) Gresto da Bolo-
gna, e gli altri, che dierono un tempo, o principio,
o splendore alla lingua italiana, e senz’ altra
pena poi darsen ei tien per fermo, malgrado li oscu-
rezza del dire, l’ improprietà della frase, le scon-
cezza de’ mal composti periodi, i clamori della mi-
sera ortografia, ed altri errori, e sconcerti, enormi-