Italian Paleography

Newberry, VAULT Case MS 151

Saint Jerome’s Life and Letters

 

Go to Background Essay
Go to Manuscript page

 

”,,”Saint Jerome’s Life and Letters “,”

Go to transcription of: f. 1r f. 24r
f.1r:

Comincia la pistola del beato Eusebio la q(u)ale mando al beato

Damaso veschovo portuense Atheodoro sanatore di Roma

della morte del beato Hyeronimo doctore exellentissimo

et chardinale di sancta chiesa

Avendo sancto Hyeronimo compiuti novanta sei a(n)ni avendo una

grandissima febbre e p(er) la grande infermità essendosi ap(ro)ximato

allora della morte fecesi chiamare aissè i suoi discepoli e figluoli spi

rituali i quali elli aveva nutrichato dalla loro giouentù nelle cose

di Dio et raguardando i loro volti pieni di lagrime p(er) amore della

morte sua chome piatoso e mis(er)icordioso lagrimo vegendo noi

piangere et ap(re)ndo gli ochi et raguardando me Eusebio disse con

riposata voce così: Eusebio p(er)chè versi q(ue)ste disutili lagrime no(n) n’è

cosa vana gittare le lagrime sopra uno morto, chi è colui che vive

che no(n) si vegha morire? Niuno adi q(ue)llo che Idio à ordinato e stabilito

à ardito a contradire or non sa tu ch(e) niuno può contradire alla sua

volontà. Oggi mai figluol mio priegoti ch(e) tu no(n) vada seco(n)do la sensualità

del corpo et resta di piagnere però ch(e) l’armi della nostra battaglia

no(n) sono di charne ne corporali. Poi che ebbe parlato a me Eusebio

raguardo li altri figluoli spirituali col volto lieto et giocondo et con

alta voce et allegra disse cosi Resti la vostra mali(n)chonia partasi

il pianto et rallegratevi tutti imp(er)o che hora viene il tempo mio

acceptabile eccho el dì della letitia mia et l’allegraza sop(r)a tutti

li altri dì della vita mia eccho il dì nel q(u)ale el nostro signore Idio è

leale nelle sue parole et giusto nelle sue op(er)e porge la mano

sua accioché l’anima mia ricomp(er)ata del suo p(re)tioso sangue la q(u)ale

era sbandite di paradiso p(er) lo pecchato d’Adamo et posta nella


f.24r:

loro ree op(er)ationi q(u)ali raguardarderan(n)no che tu ogni cosa conosci ai q(u)ali

no(n) sarà più rimedio di mis(er)icordia che adunq(ue) nel tuo cospecto

fara(n)no i peccatori mi(ser)i raguardardando la tua potentia te giudicare

solame(n)te p(er) giustitia i quali à(n)no p(er)duto il tempo nella vanità et mi-

(ser)ia del mo(n)do piu accostandosi alle riccheze fallaci ch(e) ad te più ama(n)do

i loro figluoli or le loro figluole che te desiderando la matta gloria

del mo(n)do più che te raguardanti il tuo volto adirato contro loro aspe-

ctando così crudele sententia Con ciò sia cosa ch(e) la loro p(ro)p(r)ia cosce(n)tia

li acuserà d’ogni piccolo pensiero. Vedra(n)no le schiere delli demoni

p(er) offenderli come essi à(n)no offeso te vedra(n)no incontanete dopo la-

publichata sententia se e(sser)e messi col corpo et coll’anima insieme-

mente nello inferno co diavoli a tormentare ilq(u)ale tormento

mai no(n) arà fine non aspectando inp(er)petuo mai più niuno re-

frigerio guai a q(ue)lli mi(ser)i a q(u)ali incosi breve tempo p(er)cosi vilissimo

diletto temporale et transitorio ilq(u)ale no(n) satia la sete a e suoi po-

ssessori ma lifa(n)no più assettati guai guai ad coloro iq(u)ali no(n) si rima(n)-

gono di pecchare almeno p(er) amore di q(ue)sta paura et no(n) si riman-

gono di puochare la tua iracundia bench(e) e no(n) vogliono p(ro) lo tuo amo-

re rimanersene come debbono. / Oratio(n)e ch(e) fece ina(n)zi alla comunio(n)e

M

a tu signore mio Ie(s)ù pietoso del q(u)ale è tanta magnificentia ch(e)